Dopo anni di guerra civile e un terribile sterminio che è costato la vita a 3 milioni di abitanti, la Cambogia sta tornando ad avere tanto da dire, basta darle una possibilità.
Sebbene piccola e ancora ferita dagli spargimenti di sangue degli anni ’70, la Cambogia ospita dei tesori di inestimabile valore e bellezza, dai templi di Angkor ai villaggi galleggianti del lago Tonle Sap.
Per visitare la Cambogia non serve molto tempo, per questo motivo la soluzione ideale (a mio avviso) è quella di integrarla come una “gita fuori porta” all’interno di un itinerario thailandese. Il complesso sacro di Angkor, infatti, si trova a soli 400 km da Bangkok ed è raggiungibile in giornata dalla capitale. Viaggiando in bici è possibile pianificare un itinerario di circa 7 giorni che comprenda Siem Reap e il Tonle Sap, mentre viaggiando in autobus ci si può spingere più a sud per visitare Phnom Penh, la capitale.
Sebbene molte agenzie di Bangkok offrano pacchetti molto convenienti per la visita di Angkor, il mio consiglio è sempre quello di organizzarsi da sé. Sarà più difficile e ci saranno degli imprevisti, ma l’esperienza risulterà di gran lunga più autentica.
L’ATTRAVERSAMENTO DEL CONFINE
Viaggiare in questi tempi significa nella maggior parte dei casi, salire su un aereo ed essere teletrasportati a destinazione in maniera quasi impercettibile. Quasi come entrare in un portale magico e ritrovarsi in un altro luogo del mondo. Per questo motivo attraversare fisicamente il confine tra due Stati assume un significato intenso al giorno d’oggi.
Il passaggio da un Paese all’altro è graduale, le culture non si sostituiscono in maniera netta, ma si evolvono avvicinandosi alla frontiera, così come i sapori e gli odori. Per quanto vicini e simili Thailandia e Cambogia possono sembrare, sono due realtà completamente diverse.
In 250 km che separano Bangkok dal confine cambogiano si percepisce nella sua totalità la differenza tra i due popoli. Mano a mano che la strada scorre, le bancarelle di frutta esotica, spiedini di pollo e spaghetti della capitale thailandese, lasciano il posto a sudici banchetti con larve e serpenti grigliati. La giungla si ritira in favore della pianura, l’asfalto perfettamente steso delle carreggiate siamesi si increspa sotto il sole della campagna e, come una nidiata di serpi, tutte le le strade thailandesi convergono verso la blindata frontiera di Poipet, da cui escono come un’unica, pulsante arteria.
Compilare i moduli, pagare i visti (nel 2014 costava 20$), essere sottoposti alle domande poste in tono ruvido dai militari frontalieri, rievoca le emozioni delle grandi avventure dei viandanti. Terminati i controlli, entri in un Paese totalmente diverso: povero, caotico, polveroso.
Il primo impatto con la Cambogia può risultare estremamente caustico e ansiogeno. Le moto si spostano senza un apparente codice della strada, sorpassandosi a destra e a sinistra o contromano. I bancomat, già pochi, sembrano agganciarsi a circuiti alieni. Spendi gli ultimi baht thailandesi in tasca in attesa di poter prelevare i dollari. Ti infili in vie sterrate, che si diramano dall’unica strada asfaltata principale, alla ricerca di un albergo tra palazzi fatiscenti e all’improvviso compare un hotel in stile coloniale, con i colonnati dorici e le lenzuola di seta bianche come il latte.
Una serie di contraddizioni surreali ti danno il benvenuto in Cambogia.
DA POIPET A SIEM REAP
Da Poipet a Siem Reap è un’unica, ininterrotta strada di 150 km, solitaria tra le risaie che la accompagnano a destra e a sinistra e su cui si affacciano di tanto in tanto le baracche dei contadini. In bici ci vuole una giornata intera per raggiungere la città, ma state pronti a vivere ore di intense emozioni.
Km e km di nulla, il traffico sembra essersi totalmente estinto, ogni tanto un bus sgangherato sorpassa quasi intimorito, un paesaggio quasi monotono se non fosse per i bambini che da ogni capanno si affacciano nudi sull’uscio per salutarti incantati, o che, immersi fino alla vita nella risaia, giocano a palla tra i buoi al pascolo e i serpenti. Ogni volta una manifestazione d’affetto innocente e disarmante.
Lungo la strada ci sono un paio di punti in cui è possibile ristorarsi. Chiaramente in stile cambogiano. Tavoli e sedie per strada e portate a base di riso e carne di vitello in stile Khmer.
ANGKOR WAT
Il complesso monumentale di Angkor non può che essere definito come una delle 7 meraviglie del mondo antico. Un’area enorme completamente edificata in chiave sacra tra il IX e il XV secolo. Il tempio più famoso è sicuramente l’Angkor Wat, considerato il più grande edificio religioso al mondo, la cui sagoma compare perfino sulla bandiera nazionale cambogiana. Ma quello che più di tutti merita il biglietto d’ingresso è l’Angkor Thom, reso famoso dal videogame prima e in seguito anche film, Tomb Raider, un tempio di dimensioni minori, ma completamente invaso dalla giungla. Tra le sue rovine sono cresciuti, praticamente fondendosi, mangrovie secolari che creano una atmosfera unica al mondo.
La visita può richiedere diversi giorni e all’interno del complesso è possibile muoversi in bici, tuc tuc e perfino in elefante, anche se l’evidente sfruttamento di questi animali dovrebbe farvi desistere dal finanziarlo ulteriormente.
I VILLAGGI GALLEGGIANTI DEL LAGO TONLE SAP
Da Siem Reap potete proseguire verso sud verso Phnom Penh, oppure virare a ovest per rientrare in Thailandia dalla frontiera sulla costa. A 15 km dalla città si raggiungono le rive del lago Tonle Sap. Un enorme bacino d’acqua dolce, la cui dimensione e profondità variano a seconda dei monsoni. Qui è possibile acquistare un passaggio fino alla città di Battambang che può durare dalle 5 alle 8 ore proprio in base al livello delle precipitazioni.
In qualsiasi caso, non esitate: risulterà essere uno dei viaggi più straordinari di cui avrete memoria.
La traversata del Tonle Sap è quanto di più autentico si possa richiedere da un viaggio. La barca è spartana, 10 metri di lunghezza, seggiolini di legno e tettuccio, su cui trovano posto fino a 50 persone. La navigazione è a vista, senza alcuna strumentazione di bordo.
Non si tratta di un safari turistico ai villaggi delle Donne Giraffa thailandesi, sul Tonle Sap si attraversano in punta dei piedi i villaggi galleggianti dove i cambogiani vivono in baracche costruite sui barili vuoti di petrolio. Le persone non fingono di ricamare una tela o di intagliare del legno, ma si entra in contatto con la loro reale quotidianità.
A metà strada, al terzo villaggio, la barca si ferma per pranzo, in un “ristorante galleggiante” con i serpenti appesi a essiccare. Non me la sento di mangiare.
Proseguendo la navigazione si raggiunge in un’area di acqua bassa in cui cresce un vero e proprio bosco. La barca si incanala tra corridoi di fitta vegetazione, che i passeggeri devono evitare in stile Indiana Jones, fino a raggiungere il punto più remoto tra le due sponde del lago, dove vivono famiglie completamente isolate in case di legno costruite sulle mangrovie.
IN CONCLUSIONE
In Cambogia vi aspettano emozioni uniche, pure da cogliere. Non lasciatevi intimorire, ma state attenti: rispetto alla Thailandia è molto più cara per via del dollaro. Dimenticate le cene a due euro di Bangkok. A Siem Reap i prezzi si aggirano sui 15-20 dollari per il pernottamento in una camera base d’ostello in due e 4 dollari un cocktail.
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