Nel 2014 ho fatto un viaggio in bici tra Thailandia e Cambogia ed è stato strepitoso!
Il 20 luglio 2014 mio zio di Venezia mi chiamò molto preoccupato. “Tu sei completamente matto ad andare in Thailandia in bici”, mi disse a 24 ore dal volo per Bangkok. Difficile non allarmarsi se a dirlo è quello zio che lavora sulle piattaforme in Congo, che va a caccia nella giungla con l’arco, che ha sposato una thailandese e che il Sud-Est Asiatico lo conosce da un decennio. “Dai Vecio non stare a preoccuparti, arrivo lì, vedo la situazione e alla peggio abbandono la bici in qualche hotel della capitale”, risposi io per tranquillizzarlo. “Si ma devi stare ad ascoltarmi, i camionisti si fanno di anfetamine per stare svegli e ammazzano la gente. Il cugino di mia moglie è morto investito”, ha proseguito, ma a quel punto avevo smesso di ascoltarlo.
L’indomani mi imbarcai sul volo per Bangkok senza troppe preoccupazioni e dopo 12 ore capii quanto lo zio veneto si sbagliava. Thailandia e Cambogia sono un paradiso per i viaggiatori on the road, ma soprattutto per chi si muove in bici.
(Prima che lo chiediate, no non mangiamo e basta nel video, e sì siamo sudati!)
UN POPOLO FANTASTICO
Ricordo perfettamente il primo incontro con i thailandesi. Io diffidente con i miei banali pregiudizi montavo bicicletta e bagagli per lasciare l’aeroporto, loro sorridenti e curiosi raccolti a cerchio attorno a me a interrogarsi su cosa diavolo stessi facendo. Faticavano a capire a cosa servisse tutta la roba che giaceva per terra in attesa di trovare collocazione sul mezzo e parlavano tra di loro lanciandomi occhiate stranite, quando, infine, un uomo si fa avanti e mi chiede in inglese: “Dove devi andare in bicicletta?”. Ma quando gli risposi “Oggi vado a Bangkok (30 km dall’aeroporto)” la sua faccia esplose in un misto di ammirazione e incredulità, quasi fosse un’impresa inconcepibile e, giratosi a tradurre, i compari lo seguirono con la stessa buffa espressione. Nel mentre un anziano toccava incuriosito il casco, mentre un giovane gli spiegava a gesti che serviva per proteggere la testa.
STRADE E RISAIE A PERDITA D’OCCHIO, E PASSAGGI SCROCCATI
Lasciati il caos, lo smog, gli odori e il turismo di Bangkok comincia il viaggio nella vera Thailandia, quella fatta di strada circondate da risaie che proseguono fino all’orizzonte nella totale assenza di traffico, se non per qualche trattore che noi occidentali definiremmo vintage. Lo zio si sbagliava di grosso. Nessun camionista drogato pronto a investirmi e lasciarmi agonizzante sul ciglio della strada. Se dovevo morire sarebbe stato per mano di un cobra (ne ho contati 196 alla fine del viaggio), non certo per un incidente stradale. Anzi, la maggior parte dei mezzi pesanti che circola per il Paese provengono dal Laos con dei motori talmente inadeguati ai carichi trasportati da permetterti di attaccarti quando passano e scroccare un passaggio.
LA CAMBOGIA
Se la Thailandia ha un lato meno mainstream da scoprire, per la Cambogia vale la regola contraria. Un paese ancora quasi incontaminato dal turismo si sta aprendo alla comunità internazionale dopo i drammi della guerra civile, proponendo timidamente le attrazioni straordinarie che ha da offrire. Oltre alla bellezza disarmante di Angkor Wat a Siem Reap, con i suoi templi fra le mangrovie, il calore dei suoi abitanti è pervasivo. Dai bambini che sbucano di corsa dalle risaie per salutarti mentre passi, ai gentilissimi “impiegati” della società di trasporti che, mentre uno mi portava in moto a prelevare all’unico bancomat della città, l’altro faceva fermare il pullman già partito a 5 km di distanza per aspettarmi. Credete che qualche passeggero si sia lamentato per l’attesa al mio arrivo? No, hanno insistito perché facessi uno spuntino a un chioschetto li in strada visto il viaggio relativamente lungo che mi aspettava.
IL VIAGGIO
Ecco tutte le tappe del mio viaggio. Seguite questo blog per i dettagli dei singoli posti. Potete condividere l’infografica!
UN PO’ DI FOTO