“Se qualcosa può andare storto, lo farà”. La legge di Murphy per definizione si applica alla perfezione a un viaggio in bici, dove gli imprevisti tecnici sono parte della sua bellezza. L’importante è saper improvvisare.
Ecco le #6 riparazioni più assurde fatte durante un viaggio in bici che MacGyver togliti dalle palle, dilettante:
#1. ROTTURA DEL MOZZO DELLA RUOTA POSTERIORE – DESERTO ISLANDESE
Primo viaggio in bici, esperienza zero, budget tendente al nulla e una bicicletta da 4 soldi. La catastrofe era dietro l’angolo. E infatti dopo meno di 500 km ecco che salta il primo raggio della ruota posteriore. Tempo di essere nel punto più distante dalle due principali città dell’Islanda meridionale (le uniche dove trovare una ruota di ricambio) ed ecco che all’ottavo raggio rotto e sostituito mi accorgo che il mozzo posteriore è spezzato.
Entro in modalità Problem Solving e mi metto all’opera con chiavi inglesi e pappagallo. La soluzione dopo ore e ore, e grasso ovunque: avvito uno dei due coni proprio a cavallo della rottura in modo che unisca i due segmenti (non erano rotti esattamente a metà) e con il mozzo leggermente disassato proseguo per i km necessari a trovare assistenza.
#2. FILO DEL CAMBIO ROTTO – NORVEGIA
Dopo 2500 km di montagne e fiordi ecco che all’improvviso mi si rompe il filo del cambio anteriore. Senza pezzo di ricambio e con un dislivello notevole da affrontare ho legato il filo sotto la sella in modo che il deragliatore rimanesse fisso sul rapporto intermedio che mi consentiva di accedere a tutti i rapporti posteriori. Giuro, ha funzionato!
#3. Montante del deragliatore posteriore storto – Giappone
Ritiro la bici in aeroporto a Tokyo e dopo poche pedalate mi accorgo che durante il viaggio in aereo un colpo ha stortato il braccetto del deragliatore posteriore. Fortuna vuole che quest’ultimo non abbia subito danni e non richieda sostituzione. Esclusa l’opzione di trovare un’officina dato che farsi capire in Giappone è quasi impossibile, smonto la ruota, infilo il braccetto tra le fessure di un tombino di cemento e faccio leva per raddrizzare il montante. Una riparazione perfetta.
#4. Filo del ciclocomputer tranciato – thailandia
Non c’è cosa peggiore che rimanere senza contachilometri durante un viaggio in bici. Non poter quantificare lo scorrere della strada è mortificante, ma soprattutto a livello di orientamento è una grossa problematica. E infatti, come da legge di Murphy, in Thailandia mi si è tranciato il filo del ciclocomputer. Vicino a dare di matto mi improvviso elettricista, scopro i fili bianco e rosso e li ricollego alla bell’e meglio, quanto basta per riconnettere il circuito e far ripartire il computerino. Una volta a casa ho acquistato un contachilometri wireless.
#5. Catena cigolante – norvegia
A quota 3500 km la distribuzione della bici mancava ormai completamente di lubrificazione. Avendo terminato da un migliaio di km il lubrificante ad hoc, ho dovuto improvvisare per porre fine al cigolio della catena ed evitare ulteriori problemi. Lo so, ai più fanatici della bici sembrerà uno stupro, ma l’olio d’oliva ha fatto egregiamente il suo mestiere. Anche il miele non è male, ma vi consiglio di portarvi una buona scorta di lubrificante per catene.
#6. COPERTONE TAGLIATO – ISLANDA
Dati i problemi alla ruota posteriore (vedi punto #1.) a Hofn ho trovato una gentile ragazza vichinga, Olga di 1 metro e 80 cm con le trecce bionde e le spalle da taglialegna (non sto scherzando) che faceva un po’ da tuttofare nella città più orientale dell’Islanda. In assenza di un negozio di bici e di fronte all’idea di perdere 3 giorni per farsi inviare via posta una ruota di ricambio da Reykjavik, acquisto da Olga una ruota che aveva in casa (sì, proprio in casa sua). Sta di fatto che per 80 euro (80!!!), mi rifila la ruota di una graziella, un cerchio molto stretto dove il copertone faticava a starci. Tanto che senza accorgermene circa 20 cm di spalla erano rimasti leggermente fuori. Giusto il tempo di ritrovarmi in mezzo al nulla che in salita in mezzo a un canyon, BOOM, esplode una camera d’aria. Smanetto per un po’ e dopo 3 camere d’aria esplose mi accorgo di uno squarcio proprio sulla spalla del copertone attraverso cui la camera d’aria fuoriesce, si pinza e scoppia. Senza coperture di ricambio mi devo inventare qualcosa. La soluzione: la mia compagna di viaggio cuce il copertone con ago e filo, tripla cucitura. Dopo 300 km l’ho cambiato per precauzione, ma avrebbe retto per tutto il tempo necessario. Vedere la foto per credere!
E voi che riparazioni improvvisate vi siete trovati ad affrontare? Come avete risolto?
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