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Montagna: il vero significato dei nomi degli 8000

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I nomi delle montagne più alte del pianeta non derivano dalle imprese alpinistiche, ma spesso hanno radici nelle credenze, nella cultura e nella storia dei popoli dell’Himalaya. Ecco i veri significati dei nomi dei quattordici “8000” della Terra.

Tutti gli 8000 della Terra sono collocati all’interno della catena montuosa dell’Himalaya, non a caso denominata “Tetto del mondo”.

Everest (8.848 m) – Madre dell’Universo

(Nepal/Cina-Tibet)

everest 2Il popolo Sherpa la conosce come “Madre dell’Universo“. Il nome internazionale con cui è conosciuta, Everest, fu scelto nel 1865 dal Topografo Generale inglese in India (Andrew Waugh) in onore del suo predecessore, Sir George Everest (1790-1866). Altri nomi affibbiatigli successivamente dagli inglesi sono: Vetta Gamma, Cima B, Vetta Affilata, Cima XV.

All’epoca il Nepal era interdetto ai viaggiatori ed ai visitatori e Waugh non era a conoscenza di alcun nome datogli dai locali, non potendo venire a contatto diretto con queste popolazioni, e quindi decise di chiamarlo Everest. In seguito si scoprì che in lingua darjeeling era conosciuto come Deodungha o Devgiri, “Montagna Sacra”. In Tibet, invece, era chiamato Chomolungma o Qomolangma e cioè “Madre dell’Universo” o “Madre del Cielo”. Il Governo nepalese nel 1960 decise di attribuire un nome ufficiale a quella maestosa montagna che li dominava e la scelta cadde su “Dio del Cielo” (Sagaramatha).

K2 (8.611 m) – Montagna Grande; Montagna delle Montagne

(Pakistan/Cina-Sikkim)

Il K2 non ha una storia molto romantica dietro alla scelta del suo nome. “K2” è l’appellativo datogli nel 1850 dal geografo Thomas Montgomerie che lo utilizzò per distinguere le varie vette del massiccio del Karakorum (la “K” deriva proprio da Karakorum) durante la spedizione di mappatura del territorio himalayano. Questo massiccio, infatti, contiene ben quattro dei quattordici 8000 della Terra.

I nomi con cui i locali l’avevano chiamata sono tutti abbastanza generici. Sul lato cinese si conosce la montagna come Qogir, derivante da Chogori e cioè “Montagna Grande”. Dopo l’ascensione del 1979 Reinhold Messner la denominò la “Montagna delle Montagne“.

Kangchenjunga (8.586 m) – Cinque Tesori della Grande Neve

(Nepal/India)

E’ l’8000 situato più ad Est e il suo nome deriva dalla tradizione locale: “Cinque Tesori della Grande Neve“, riferito alle cinque vette che la compongono. Nel 1932 The Himalayan Journal dedicò ben 16 pagine al dibattito sull’origine di tale nome per chiarire una volta per tutte da quale derivazione provenisse: dal tibetano oppure dal sanscrito? Sembra che alla fine si sia optato per la derivazione tibetana: Kang (Neve), Chen (Grande), Zod (Tesori), Nga (Cinque)

Lhotse (8.516 m) – CimaSud

(Nepal/Cina-Tibet)

Situato sul confine fra Nepal e Cina, in tibetano e nelle derivazioni di altri idiomi locali Lhotse significa letteralmente “Cima Sud“, trovandosi a Sud del massiccio dell’Everest.

Makalu (8.485 m) – Montagna Nera

(Nepal/Cina-Tibet)

Si pensa che il nome di questa montagna derivi dalla storpiatura di un termine sanscrito Maha- kala e significherebbe “Montagna nera” o letteralmente “Grande Nero“, nome che riconduce ad una delle divinità più importanti della religione induista, Shiva. La conformazione di questa montagna rappresenta una piramide quasi perfetta e le pareti di granito dei suoi versanti giustificano l’aggetto “nero”.

Cho Oyu (8.188 m) – Dea turchese

(Nepal/Cina-Tibet)

A circa 20 chilometri ad Ovest del Monte Everest. Conosciuto a livello internazionale con il suo nome tibetano che significa letteralmente “Dea turchese” (chomo=Dea e yu=turchese). Altre traduzioni locali sono “Testa possente” e “Testa di Dio”.

Un’altra possibile interpretazione sarebbe “Il Dio Sfacciato” e deriverebbe da una leggenda tibetana che lo considera voltato di spalle alla Madre dell’Universo (Everest) che avrebbe rifiutato di sposarlo.

Dhaulagiri (8.167 m) – Montagna Abbagliante; Montagna Bianca

(Nepal)

Il suo nome deriva da un termine nepalese nato dall’unione della parola sanscrita dhawala-dhavali (Abbagliante, bianco) e dalla parola giri (Montagna).

Manaslu (8.163 m) – Montagna degli Spiriti

(Nepal)

La vetta che domina il massiccio del Gurkha è conosciuta anche con il termine Kutang. La sua origine è nepalese e proviene anch’esso da un termine sanscrito, manasa (Intelletto o anima, spirito). Da qui Montagna degli Spiriti.

Nanga Parbat (8.125 m) – Montagna Nuda

(Pakistan)

Nell’estremo settentrione del Pakistan. In lingua Hurdu e Indie Nanga Parbat significa letteralmente Montagna Nuda. Il motivo di questo appellativo lo si può capire guardando il suo Versante Sud, roccioso e molto esposto. Probabilmente gli è stato assegnato questo nome anche per il fatto di essere una montagna molto isolata.

Annapurna (8.091 m) – Dea dei Raccolti

(Nepal)

Il primo 8000 ad essere stato conquistato. In nepalese significa “Dea dei raccolti” o “Dea dell’abbondanza“.

Gasherbrum I (8.080 m), Gasherbrum II (8.034 m) – Montagna Bella; Montagna Stupenda

(Pakistan/Cina-Sikkim)

“Muro splendente”, il nome è composto da due parole  rgasha (“bello”) y brum (“montagna”), e per questo la traduzione “Montagna Bella” o “Montagna Stupenda”.

Abbreviati come G1 e G2, posteriormente sono stati affibbiati diversi altri nominativi. Nel 1856 Thomas Montgomerie li segnò nel suo processo di mappatura come K4 e K5; successivamente un altro cartografo, Sir Martin Conway propose il nome di “Cima Nascosta” a causa dell’ubicazione di difficile avvistamento.

Gasherbrum I è uno degli 8000 meno popolari contando meno di 200 ascensioni nella sua storia.

Broad Peak (8.051 m) – Cima Larga

(Pakistan/Cina-Sikkim)

Inizialmente Thomas Montgomerie, nella spedizione del 1985, optò per il nome “K3”. Sir Martin Conway in seguito suggerì “Cima Larga” data la caratteristica larghezza della cresta nella sua sommità lunga circa un chilometro e mezzo. L’appellativo proposto da Conway piacque molto anche ai locali che lo tradussero nel loro dialetto (P’alchan Kangri/Ri).

Shisha Pangma (8.027 m) – Cresta sopra la distesa d’erba 

(China-Tibet)

Considerato l’8000 più facile da scalare, è stato l’ultimo ad essere domato nel 1964. Le teoria sulla nascita del suo nome sono diverse. Secondo il geologo Toni Hagen (1917-2003) il termine è l’unione di due parole del dialetto tibetano, shisha o chisa (“cresta o fascia”) e pangma (“pianura coperta da erba o prato”). Secondo Guntram Hazod, invece, questi due termini tibetani hanno significati differenti: shisha (“carne di un animale morto per cause naturali”) e sbangma (“resti, avanzi del malto utilizzato durante la fabbricazione della birra”). Il suo significato in sanscrito, invece, Gosainthan, sta a significare “Casa degli Dei”.

 

grazie a Mirco Niccolini per la ricerca e per l’impostazione di questo articolo.

 

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